Amata dai più
Secondo un recente calcolo fatto dall’Unione Industriali Pastai, ogni anno in Italia vengono consumati 1.609.000 tonnellate di pasta, per un fatturato che uguaglia in valore il giro d’affari che la telefonia mobile realizza attraverso l’invio degli sms, i famosi messaggini: ben 2,3 miliardi di euro! Non si dice però quanto di questo consumo, che fa 28,2 kg a testa, si riferisce alla pasta all’uovo, anche perché, nonostante esistano ottime paste industriali, quella all’uovo resta una passione e una…faccenda tutta domestica, affidata cioè alla mano e al sapere tradizionale di chi in casa la cucina la fa ogni giorno.
Un po' di storia
Come si arriva a questa che possiamo considerare la “pasta fatta in casa” per eccellenza? Bisogna partire dalla puls degli antichi romani, una liquida polentina di farina d’orzo o di farro e poi di frumento. La pasta fresca venne più tardi, ma non va confusa con le lagane – che sembra fossero piuttosto delle focacce arrostite – citate nel famoso ricettario romano di Apicio (De re coquinaria, IV secolo d.C.). È più probabile, invece, che la prima pasta fresca fosse un sottile quadrato di acqua e farina, che in Umbria ancora chiamano con il suo nome originario: maccherone, perché ottenuto dal “maccare”, vale a dire dal pestare il cereale per ridurlo in farina. Intanto, mentre gli arabi in Sicilia introducevano il sistema per fare la pasta asciutta, qualcuno pensò bene di aggiungere alla farina le uova. Un lusso, evidentemente, non per tutti, ma anche un’importante innovazione tecnica legata alla scoperta delle proprietà aggreganti dell’uovo. Forse, prima della farina alle uova veniva aggiunto il pangrattato, come nei zanzarelli, una minestra medievale riportata nel manuale di Maestro Martino da Como (Libro de arte coquinaria, metà XV secolo), che impastava con generosità parmigiano, uova e pangrattato, profumando (e colorando) con zafferano, per cuocere infine tutto in un brodo di carne. Da qui, è chiaro, discendono in linea diretta i passatelli romagnoli, o anche la cosiddetta minestra di millefanti, per arrivare poi, per progressiva evoluzione chissà, ai malfattini in brodo sempre romagnoli.
Il record é dell'Emilia
Se si esclude buona parte del nostro meridione, ancorato per tradizione alla pasta asciutta o a quella fresca di sola acqua e semola, sono molte le regioni italiane che possono vantare specialità di pasta all’uovo.
Per fare qualche esempio: i bigoli mantovani, che s’accompagnano con una salsa di sardelle, i corzetti (o corsetti) liguri con burro e maggiorana, i tajarin con i fagioli e i cannelloni piemontesi ripieni di arrosto di vitello, spinaci e prosciutto cotto, e altre ancora.
Tuttavia nessuna di queste paste ha la ricchezza di quelle della tradizione emiliano-romagnola. Sì, perché la più grande varietà di questa particolare pasta fresca è perlopiù concentrata in Emilia e Romagna, che, per la fantasia dei nomi e il numero dei formati, ha un’indiscutibile primato.
Nell’impossibilità di citarli tutti, ricorderemo i formati lunghi: lasagne, pappardelle, tagliatelle, da accompagnare con sughi di selvaggina, ragù di maiale, rigaglie di pollo, salsicce e funghi; quelli corti e larghi come i maltagliati, usati nei minestroni di verdure o in dense zuppe con i legumi; quelli minuti come quadrucci, nodini o farfalle (o lunghi e sottili come i tagliolini) da consumare in brodo.
Se per le paste all’uovo industriali la legge prevede almeno quattro uova per chilo di farina, la tradizione impone che le uova siano dieci ogni chilo.
Per chi ignorasse come si proceda nella preparazione casalinga e volesse cimentarsi con il matterello, ne illustriamo le fasi salienti, con qualche raccomandazione suggerita dall’esperienza di massaie che hanno imparato ad impastare e, soprattutto, a “tirare la sfoglia” in famiglia, ereditandone i segreti da mamma a figlia o da nonna a nipote.
I 32 tuorli
C’è, per dire, anche una specialissima “pasta gialla”, dove entrano addirittura 32 uova per ogni chilo di farina, ma, a parte l’alto valore energetico ed il contenuto di colesterolo, noi non ci sentiamo di consigliarla. Se proprio si vuole rafforzare il colore ed insieme conferire alla pasta una nota aromatica particolare, basterà aggiungervi qualche stimmo di zafferano – si chiama così la parte terminale del pistillo – come fanno in Sardegna, o impastarvi la zucca; calcolate 300 gr di zucca gialla lessata e ben strizzata per 400 gr.di farina. Del resto con la pasta all’uovo ognuno può lasciare andare la propria fantasia e farla…d’ogni colore. Potete farla rossa con l’aggiunta di una punta di concentrato di pomodoro, verde con gli spinaci, l’ortica o la rucola e, oltre a colorarla, potete anche aromatizzarla: con i funghi, il timo, la maggiorana o l’erba cipollina. In questo caso, però, bisognerà pensare ad una salsa adeguata, magari un ragù d’agnello, di selvaggina o comunque un condimento particolarmente saporito.
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COME SI PREPARA Ingredienti: 1 uovo ogni 100 g di farina.
• Disponete la farina a fontana sul piano di lavoro ed unite una alla volta, le uova. Le uova vanno incorporate molto delicatamente, senza sbatterle preventivamente con la forchetta e senza utilizzare strumenti di metallo o di legno: vanno usate le nude mani, anzi, la punta delle dita, procedendo a pizzicotti dal centro e amalgamando progressivamente la farina.
• Mentre lavorate fate attenzione alle correnti d’aria che potrebbero creare grumi o seccare l’impasto. Continuate a lavorarlo con energia per almeno un quarto d’ora; la pasta alla fine dovrà risultare piuttosto soda, e se mai vi sembrasse ancora troppo umida, spolverizzatela con un po’ di farina.
• Quando vedrete formarsi sulla superficie delle bollicine d’aria, modellate una palla ed appiattitela col palmo della mano.
• A questo punto prendete il matterello e fatelo rotolare a mani aperte sulla pasta fino ad ottenere una sfoglia sottile ed uniforme; sulla sottigliezza ed uniformità, inutile dirlo, si misura la bravura della “sfoglina”!
• Prima di tagliare la pasta nella forma che volete, conservate la sfoglia in un luogo non eccessivamente umido, diversamente stenterà ad asciugare. Una volta cotta, la consistenza dovrà essere soda ed elastica, la superficie sufficientemente rugosa, perché tenga il condimento ed il sapore ben equilibrato: che non torni al palato il sapore crudo dell’uovo.
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Fate anche dei dolci Se vi avanzasse della pasta, potete fare come a Ragusa, in Sicilia, dove da uovo, farina e lievito ricavano la pignolata, pallottoline grandi come una nocciola che vengono passate in forno con una copertura di zucchero liquido o di cioccolato.
Al calore la glassatura si arriccia,facendole assomigliare a delle pigne, da cui il nome. Simile alla pignolata è la cicerchiata, specialità di Morrone del Sannio, in provincia di Campobasso. Qui però le palline vengono fritte e poi ricoperte di miele. |
Con l'uovo e senza Rispetto alla pasta di sola acqua e farina, l’aggiunta di uova all’impasto ne accresce il contenuto in proteine e in grassi. In 100 gr di pasta all’uovo, le proteine passano da 10,80 a 13 gr e i grassi da 0,30 a 2,40 gr. Ma l’apporto maggiore è dato dai sali minerali, specialmente il fosforo, che cresce di ben 34 mg, da 165 a 199, il ferro, da 1,30 a 2,10 mg e il calcio, da 17 a 22 mg. La pasta all’uovo è più povera soltanto in fibra e in sodio. Insomma, meno salata, ma più nutriente. |
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